In questo post (lungo e spoilerifero) voglio parlarvi di quelli che sono i miei personaggi preferiti nelle cinque serie di American Horror story, serie televisiva antologica realizzata da a Ryan Murphy e Brad Falchuk capace di tenermi per ore incollata al divano facendomi urlare alla fine di ogni puntata: “ANCORAAA!”. In tutte e cinque le serie sono state toccate tematiche che abbracciano la maggior parte delle sfere dell’horror e, in alcuni casi, anche della fantascienza, avvalendosi di interpreti eccezionali tra cui Jessica Lange, Kathy Bates e Angela Bassett, e lanciando sul piccolo schermo anche giovani scoperte come Emma Roberts, Taissa Farmiga ed Evan Peters. La cosa bella di AHS in quanto serie antologica è il suo essere svincolata di stagione in stagione da una trama e l’altra anche se, più si è andati avanti con la serie, più gli autori hanno disseminato qua e là degli elementi che hanno tracciato un filo conduttore che unisce tutte le storie.
Partendo dall’ultima serie, Hotel, in cui tra i protagonisti figurava Lady Gaga, annovero tra le punte di diamante:
Liz Taylor (Denis O’Hare)
La storia di Liz Taylor è commovente dall’inizio alla fine, facendo realizzare allo spettatore che in realtà dietro l’apparenza cinica e disillusa di Liz c’è una donna piena di amore e che per avere il coraggio di essere sé stessa ha dovuto lottare e soffrire molto. Nel flashback in cui si illustra l’incontro tra Liz e la Contessa si è consumata una delle scene più commoventi ed intense della stagione, in cui si è anche vista una delle migliori interpretazioni di Lady Gaga, e il rapporto che c’è tra le due è sfaccettato e particolare, intriso di un grande affetto e di grande stima reciproca ma anche di invidia, risentimento e rancore. Ho apprezzato molto anche la storia d’amore tra Liz e Tristan, in cui si è mostrato molto bene come il ragazzo si sia innamorato veramente di Liz per quella che è, riuscendo a vedere la sua anima (“Thank you, for seeing the girl“). Denis O’ Hare è stato magistrale nel rappresentare la personalità di Liz, profonda, complessa e meravigliosa; il personaggio di Liz è stato tra l’altro ispirato dalla drag queen Constance Cooper, di cui Liz porta le fattezze, anche se ha come tocco di classe un make up ispirato a quello portato dalla Liz Taylor cinematografica.
La Contessa (Lady Gaga)
Nonostante questa fosse una delle prime esperienze attoriali di Lady Gaga, e molte volte sia trasparita dalla sua interpretazione qualche incertezza e a volte qualche pecca di inespressività, trovo che Lady Germanotta se la sia cavata abbastanza bene e sia riuscita a dare corpo ad un personaggio davvero splendido. La Contessa, inizialmente mostrata come un mostro crudele e spietato, si rivela essere mano a mano che si evolve la serie un personaggio estremamente complesso, capace di enorme umanità ed empatia, ma al tempo stesso dotato di una crudeltà spietata e lucida. Abbiamo visto il suo lato più infantile e possessivo con Tristan, il suo lato più empatico con Liz Taylor, la sua sfaccettatura più subdola e manipolatrice con Donovan, ma è con Rodolfo Valentino e con i suoi “figli” che la Contessa ha mostrato la sua capacità di provare un amore più forte della sua stessa vita. La storia d’amore con Rodolfo è stata un aspetto della trama che ho particolarmente apprezzato, mostrando una Contessa giovane, ingenua e disposta a tutto per raggiungere il suo amore (la scena in cui lei aspetta alla stazione senza veder arrivare i suoi amati è straziante), e fondamentale per comprendere molti successivi suoi comportamenti, come la ricerca continua di uomini in cui far rivivere il mito del suo amore, senza mai raggiungerlo. Altro aspetto che ho apprezzato molto della Contessa è stato il suo enorme senso materno, non solo quello ritrovato dopo il mancato aborto di Bartholomew, ma soprattutto quello nei confronti dei bambini che lei strappava a delle famiglie e a delle situazioni disagiate e di maltrattamento, amore sempre ricambiato considerato il sacrificio che fanno due suoi figli per salvarle la vita e la considerazione che Holden ha di lei (“The other mommy”).
Per quanto riguarda invece la quarta serie, Freak Show (che ho amato tantissimo dato che è stata trasmessa in concomitanza con la stesura del mio saggio, in cui ho parlato spesso di quelli che sono stati considerati “freaks”), i personaggi che più ho amato sono stati:
Twisty (John Carroll Lynch)
Il clown Twisty non solo ha popolato diversi miei incubi (penso di soffrire un po’ di coulrofobia), ma ha portato nella serie un commovente colpo di scena rivelandosi essere una delle incarnazioni meglio riuscite della figura del Simpleton di cui parlava Grotowski nel suo Apocalypsis cum figuris, tratta dalla tradizione slava che vedeva nel Simpleton il “folle di Dio”, un personaggio considerato diverso, folle, disprezzato e che nel fare ciò che considera la verità sfocia nella follia ma al tempo stesso nell’innocenza. Il Simpleton, così come Twisty, esprimono paradossalmente la loro verità l’uno con il linguaggio del corpo, l’altro tramite le uccisioni. La verità di Twisty sta nella sua ricerca di combattere gli abusi, nel suo desiderio di fare del bene e che, con la sua semplicità di mente e di animo, sfocia nell’orrore, nell’omicidio e nell’aberrazione, a cui ha cercato di porre fine nel tentativo di suicidio, che non gli riesce e che lo deturpa a vita. Twisty era un uomo semplice, ritardato mentalmente, ma dall’animo puro, le cui atrocità inconsapevoli hanno portato in American Horror Story uno dei personaggi più terrificanti ma al tempo stesso più commoventi di tutte e cinque le stagioni (“I’m a good clown“).
Pepper (Naomi Grossman)
Penso che Pepper sia entrata nel cuore di tutti già a partire dalla seconda stagione, Asylum, in cui la incontriamo durante la sua reclusione a Briarcliff poiché colpevole di aver ucciso il nipote neonato Lucas. Nonostante questa accusa gravissima, Pepper già a partire da Asylum dimostra di essere innocente, capace solo di provare un grande affetto e, a modo suo, dotata di una spiccata intelligenza. Pepper è una “pinhead”, una microcefala ispirata a Schlitzie, un uomo microcefalo che ha recitato nel film “Freaks” di Tod Browning nel 1932, spesso scambiato per una femmina poiché, a causa della difficoltà presentata nell’espletare le sue funzioni corporali, spesso indossava ampi abiti femminili. La storia di Pepper viene approfondita nella quarta stagione, dove si consta la sua innocenza e si enfatizza il suo enorme senso materno verso il nipotino, gli abusi subiti dalla sorella e dal cognato, e l’enorme affetto che prova per il “marito” Salty e quello per Elsa Mars. La bontà di Pepper sarà vista da tutti, anche successivamente da sorella Mary Eunice, che ridarà a Pepper una possibilità a Briarcliff riuscendo a scorgere la sua purezza interiore. E’ entrata negli Annales l’immagine di Pepper che supplica Elsa: “Stay”.
Passando a Coven, la stagione che meno ho amato nonostante fosse partita con tutti i migliori propositi, i personaggi che “meno mi sono dispiaciuti” (diciamola così) sono:
Delphine LaLaurie (Kathy Bates)
Dando corpo alla spietata Madame LaLaurie, Kathy Bates ha fatto il suo ingresso in AHS dando una marcia in più a quella che sarebbe stata senza di lei una stagione abbastanza smorta e priva di pathos. Ispirata alla vera Delphine LaLaurie, una crudele serial killer statunitense che amava torturare ed uccidere i suoi schiavi, madame LaLaurie è una figura spietata, folle, narcisistica e vanesia (infatti usa il sangue delle sue vittime per mantenersi giovane, tratto ispirato dalla leggenda della contessa Erzsébet Bathory, altra pazza omicida che si diceva facesse il bagno nel sangue di giovani ragazze vergini), ma al tempo stesso è codarda, vigliacca e non mostra alcun segno di pentimento o redenzione. L’unico momento in cui Delphine sembra redimersi è grazie a Queenie, che le taglia la testa e le fa vedere forzatamente la serie TV “Radici”, e con cui sembra stringere un legame sebbene la ragazza sia di colore e la disprezzi per via del suo razzismo. A parte questa parentesi, Madame LaLaurie tornerà appena ne avrà la possibilità ad esercitare i suoi comportamenti razzisti e sadici, mostrando la sua unica parentesi umana nell’amore per le sue figlie, dalle quali sarà poi eternamente condannata a stare lontana e a guardarle soffrire ed essere torturate.
Nan (Jamie Brewer)
Nan è una delle studentesse seguite dalla Suprema, e nonostante sia affetta da sindrome di Down e per questo ritenuta semplice e poco dotata dal resto del mondo e dalle altre studentesse, in realtà Nan è dotata di una rara intelligenza ed è dotata del dono della chiaroveggenza. Nan ha un comportamento maturo e pacato e spesso è un elemento mediatore nei frequenti litigi tra le altre ragazze, anche se, quando provocata, riesce a tirare fuori un lato di sé lucido e spietato, specialmente quando è sottostimata (come quando ad esempio esercita il controllo mentale su Madison arrivando quasi a costringerla ad inserire nelle parti intime una sigaretta accesa). Nan inoltre stringe anche un forte legame con Luke, il bellissimo vicino di casa che era stato puntato da Madison ma che in verità predilige nettamente la compagnia di Nan, di cui sembra gradualmente invaghirsi, e che vendicherà uccidendo poi sua madre, che lo ha ucciso durante il suo ricovero in ospedale. Sacrificata da Marie Laveau e dalla Suprema in quanto “innocente” (o almeno, in quanto colei che più di tutte le altre streghe poteva avvicinarsi all’innocenza), Nan si avvierà felicemente nell’aldilà assieme a Papa Legba, affermando che sarà molto meglio che rimanere nella congrega.
Andiamo avanti con Asylum, serie che è stata amata tantissimo e che ha racchiuso in sé praticamente qualunque cosa: alieni, nazisti, possessioni, mutanti e chi più ne ha più ne metta! Anche se mi sono piaciuti praticamente tutti, spiccano:
Lana Winters (Sara Paulson)
Adoro Sara Paulson e penso che sia brava qualunque cosa venga messa a fare, ma la sua interpretazione della giornalista Lana Winters è stata eccezionale. Lana (o Lana Banana per gli amici) è un personaggio soffertissimo sotto tanti punti di vista, in primis per via della sua omosessualità, che negli anni ’60 doveva essere nascosta ed era ancora un grande tabù nonostante la storia stabile e felice con l’insegnante Wendy Peyser, e successivamente per via del suo essere donna, che dal punto di vista dell’avanzamento della sua carriera a volte le ha posto non pochi ostacoli. Lana è una donna ambiziosa e che ottiene quello che vuole, arrivando ad essere quasi spietata nella sua determinazione, tratto che si acuirà dopo le atrocità subite nel suo ricovero a Briarcliff nelle terapie “riparative” per la sua omosessualità (e pensare che tutt’ora in alcuni paesi orrori del genere esistono ancora) e per le torture subite dal serial killer “Bloody Face”, il dottor Thredson, che la stupra e la sconvolge mostrandole il cadavere della sua compagna, su cui ha esercitato pratiche di sevizie e necrofilia. Lana alla fine arriverà ad uccidere suo figlio, avuto dallo stupro di Bloody Face e tornato dopo anni per ucciderla in preda alla stessa follia assassina del padre, e diventerà una famosa e affermata scrittrice dopo aver denunciato gli orrori che ha passato.
Sister Jude (Jessica Lange) e L’Angelo della Morte (Frances Conroy)
Ok, penso sia scontato annoverare Sister Jude tra i miei personaggi preferiti, perché Jessica Lange è stata veramente FE-NO-ME-NA-LE. Se successivamente ho trovato i personaggi dati alla Lange un po’ ripetitivi (“bella decaduta che si sfoga tra alcolismo e promiscuità”), il personaggio di questa ex cantante di nightclub convertitasi a suora devota al patrono delle cause perse è stato veramente ben scritto ed interpretato. Sister Jude è una contraddizione vivente e lo sa, sia per quanto riguarda la sua infatuazione per il monsignore che per il suo tentativo di autoconvincersi che la malattia mentale sia un’espressione fisica del peccato. Metto a pari merito anche l’angelo della morte, interpretato da Frances Conroy, non solo perché ho trovato il personaggio splendido (meraviglioso il rincorrersi tra lei e Sister Jude), ma anche perché quest’attrice ha dato enorme prova di versatilità (inoltre in questa veste sembra un po’ una Dita von Teese anziana). Veramente splendide.
E concludiamo questo post infinito e chilometrico con la prima stagione: Murder House, il non plus ultra delle leggende metropolitane e dei luoghi comuni sui fantasmi!
Tate (Evan Peters)
Sebbene fosse già più che un adolescente quando Evan Peters ha interpretato Tate Langdon, è riuscito perfettamente a rappresentare i tormenti di una giovane mente malata alla ricerca, a modo suo, di amore e di accettazione. Il rapporto che ha con Violet e il suo farle credere di non essere un fantasma è stato un colpo di scena fantastico, così come l’incontro con i fantasmi dei ragazzi che ha trucidato durante la notte di Halloween, presentando una situazione che si è capovolta causando spaesamento e sorpresa. Ispirato ai ragazzi della strage del Columbine, Tate è folle ma appare tale poiché sembra essere un adolescente all’ennesima potenza, catturato da troppe emozioni che non riesce a gestire e che manifesta sempre in modo sbagliato. Ho adorato la scena in cui Violet scopre di essere un fantasma, e in cui lui cerca di consolarla dicendole che, sebbene sia morta piangendo, è morta amata e al sicuro, tra le sue braccia.
Moira O’Hara (Frances Conroy/Alex Breckenridge)
Moira è un personaggio meraviglioso, controverso e che fa della sua dualità la sua principale caratteristica: Moira infatti agli occhi degli uomini appare come una donna bellissima e seducente, mentre agli occhi delle donne come una tranquillissima signora anziana e con un occhio di vetro. Moira in un certo senso è vittima di una sorta di pena del contrappasso dantesca, ma deformata e mirata alla vendetta, dato che è stata uccisa da Constance che ha scoperto che suo marito stava tentando di violentarla, ricadendo in un’esasperazione del così detto fenomeno del victim blaming. Moira porta con sé un messaggio che fa riflettere, giustificando la sua natura affermando che l’intuizione femminile porta le donne a vedere le cose per quello che sono realmente, mentre gli uomini hanno la tendenza a vedere solo ciò che desiderano. Tuttavia questo concetto, inizialmente solo a favore delle donne, si rivela essere universale, poiché quando Ben rifiuterà definitivamente i suoi tentativi di seduzione comprendendo di amare soltanto la moglie Vivien, da quel momento in poi gli apparirà solo sotto forma di anziana.
E finalmente si conclude il post, e se siete arrivati fino alla fine vi do una medaglia (scusate, ma appena ho potuto…avevo bisogno di scrivere)! Voi avete visto AHS, e se sì quali sono stati i vostri personaggi preferiti? Se vi va, scrivetelo pure nei commenti!
Io l’ho letto tutto perché tu hai il potere di rendere interessante anche ciò che non lo è!
So che questa serie è amatissima e proprio perché tutti ne parlano così bene io ho visto la prima stagione tempo fa. Non mi è piaciuta, ma avevo deciso di darle un’altra possibilità guardando la seconda stagione. Tuttavia ho finito per dare sempre la priorità ad altre cose e ancora non l’ho vista, però devo dire che il tuo post mi ha fatto venire voglia di riprenderla. Mi sa che rimedierò presto.
Oh mamma grazie, mi hai detto una cosa bellissima <3 <3 <3 !
Penso proprio che Asylum ti piacerà, così come Freak Show. Tra tutti coloro che conosco che hanno guardato AHS molti hanno una stagione che non è piaciuta (spesso se la giocano Murder House e Coven) e una stagione del cuore: spero che anche tu riesca a trovare la tua!
Ecco, torno a scriverti che ho guardato Asylum in due giorni, da ciò puoi dedurre se mi è piaciuta. Sono proprio contenta di aver letto il tuo post e soprattutto che il mio cervello abbia rimosso gli spoiler prima di guardarla. Ti ringrazio per lo stimolo, dunque ♥
Sono molto felice di aver contribuito a darti una spinta per finirla, e soprattutto che ti sia piaciuta <3 !