Esco dal breve torpore blogghistico per dare i miei due cent riguardo “Harry Potter and the cursed Child”, spettacolo teatrale che si terrà al Palace Theatre a Londra il 7 giugno.
Lo spettacolo, il cui soggetto è della madre della famosissima saga e che invece è stato curato registicamente da Jack Thorne, è ambientato 19 anni dopo la parte finale del libro “I doni della morte”, e mostra i protagonisti dei romanzi di J.K. Rowling ormai di mezza età e con dei figli ormai adolescenti e in procinto di cominciare il loro percorso ad Hogwarts.
Ci sono tutti: Harry, interpretato da Jamie Parker, Ginny, impersonificata da Poppy Miller, il loro figlio Albus Severus (Sam Clemmett), per non parlare di Ron (Paul Thornley), Hermione (Noma Dumezweni) e la figlia Rose (Cherrelle Skeete).
Il fandom è in delirio, e se da una parte si stanno creando aspettative e impazienza di vedere l’opera teatrale, dall’altra è diviso da polemiche nella maggior parte dei casi estremamente accese. Il perché? Perché Hermione, in questa veste teatrale, è interpretata da un’attrice di colore, così come la figlia Rose.
Le critiche e le osservazioni che si sono sollevate sono state tragicomiche, per non dire in alcuni casi grottesche. C’è chi si augura che alle attrici venga messo del cerone per farle sembrare bianche confidando nel fatto che le foto che circolano adesso sono promozionali e “senza i costumi di scena” (ah, no?), chi invece invoca un razzismo al contrario e si aggrappa alla “tradizione teatrale inglese” denunciando la vergogna del non essere riusciti a trovare un’attrice bianca degna di incarnare Hermione (dunque in base a questa tradizione mi domando perché gli attori non sono tutti uomini che interpretano le parti femminili, ma va beh), chi invece afferma che in questo modo si è rotta la fedeltà con il personaggio letterario (perché ovviamente Emma Watson ha i dentoni da castoro e ha sempre avuto capelli crespissimi in tutti i film, vero?).
Francamente, mi cascano le palle. E qui lo dico non da fan di Harry Potter, ma da attrice. Premettendo che la Rowling stessa ha sottolineato di non aver mai specificato il colore della pelle di Hermione nella saga, e che quelli che si considerano suoi fan se vogliono veramente definirsi tali dovrebbero conoscere a priori l’amore che l’autrice ha per la diversità come ricchezza, da un punto di vista scenico la scelta di un’attrice di colore ha pienamente senso.
Da una parte ce l’ha sicuramente per creare maggiore interesse nell’opera, che si differenzia da quelle cinematografiche rappresentando un qualcosa di nuovo (vi ricordo che cinema e teatro sono due cose estremamente diverse), dall’altra perché il bello del palcoscenico è che tutti possono essere tutto: Hermione poteva anche essere interpretata da una ragazza transessuale, o da un uomo asiatico, che non avrebbe fatto la differenza. L’attore è un mezzo, non importa il suo aspetto: alcune scelte possono certamente piacere come non piacere, ma suscitare indignazione razziale (perché sì, se ci si indigna per qualcosa per via del colore della pelle di chi la rappresenta, così si chiama) no, non lo accetto.
E’ come se ci legassimo perennemente ai canoni delle trasposizioni cinematografiche delle opere che più abbiamo amato, non perché sono fedeli agli originali letterari ma perché ci siamo abituati. E vi dirò, ho recitato in “Fiori d’acciaio” di Robert Harling e nella nostra versione l‘attrice che interpretava Annelle era nera mentre nel film era interpretata da Daryl Hannah, e l’opera è stata anni dopo riportata sugli schermi da un cast composto completamente da donne di colore. O ancora, nell’ultimo spettacolo che abbiamo fatto, uno studio scenico sull’Antigone, io interpretavo Tiresia, che dovrebbe essere un uomo, o più nello specifico un ermafrodito. Il fatto che sia femmina ha cambiato qualcosa nel personaggio? Assolutamente no.
E il vedere tutta questa indignazione priva di autocritica, alimentata dall’abitudine e scevra da un senso di astrazione e di educazione teatrale mi mette grande tristezza. Perché è evidente che chi muove queste critiche a teatro non c’è mai stato. Se avessero stravolto il personaggio, trasformando ad esempio Hermione in una persona svampita superficiale, avrei potuto capire, ma in questo caso il colore della pelle non ha nulla a che vedere con i fini della narrazione, scenica e non solo. E quando lo si fa notare, si viene addirittura tacciati di un buonismo ipocrita, quando in realtà la vera ipocrisia sta nel non ammettere ed affrontare la presenza di ciò che realmente alimenta questo disturbo nei confronti di un’attrice che fa il suo lavoro.
Dunque, la mia posizione per quanto riguarda questa situazione è netta e definita, e non vedo l’ora di poter vedere “The Cursed Child” e di leggere il testo a partire dal 31 luglio. Se volete, dite la vostra nei commenti!
Come ti avevo detto tempo fa, spesso mi scoccia vedere trasposizioni di personaggi letterari non fedeli alle descrizioni, e questo a prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dal genere e così via. In questo caso specifico penso che il “problema” sia più una banale questione di continuità: come hai detto tu stessa la Hermione cinematografica non è esattamente o sempre fedele alla descrizione dei libri, però è sempre lei; l’hai vista nel primo film, la riconosci anche negli altri. Adesso io guardando queste foto ho riconosciuto tutti perché somigliano agli attori dei film ma, arrivata alla foto di Ron&family (a colpo d’occhio, prima di leggere le parole del post) ho pensato subito “ma questa chi è?!”.
È abbastanza stupida come cosa, me ne rendo conto, ma non è altro che una sorta di automatismo mentale. Con questo, comunque, c’è ben poco da polemizzare. Ma va be’, non esistono questioni e situazioni in cui nessuno abbia nulla da ridire. Anzi, direi che ogni occasione è buona.
Secondo me però bisogna scindere l’opera teatrale da quella cinematografica: se il sequel fosse stato al cinema e avessero improvvisamente messo un’Hermione nera anche io sarei rimasta spiazzata, ma in questo caso penso che le opere viaggino su due binari diversi.
Mi spiace perché molti presunti fan hanno tirato fuori un’intolleranza che francamente da degli estimatori di Harry Potter non mi sarei aspettata. Ci sono tanti personaggi di origini indiane, cinesi, africane, Silente stesso è omosessuale e la discriminazione verso i “mezzosangue” o i “babbani” altro non è che una metafora del razzismo stesso…Come si fa ad amare un’opera del genere e poi a impazzire per una variazione? Mah.
Comunque grazie per aver condiviso le tue impressioni, che sono sempre molto apprezzate e benvenute :-*
Infatti per questo parlavo di automatismo: anche secondo me bisogna scindere le due opere, ma a primo impatto la cosa ti spiazza perché comunque sei abituato a vedere quel personaggio con quell’aspetto, nel tuo immaginario è così (e quando dico “tuo” in realtà intendo “mio”, visto che a quanto pare tu sei molto più aperta :P).
Per il resto, penso che il ragionamento che fai tu, da persona intelligente, non lo facciano gli estimatori medi di Harry Potter. Davvero, come ripeto sempre io sarò pessimista e senza alcuna fiducia nell’umanità, ma ho serie difficoltà a credere che in molti si mettano a riflettere sull’antirazzismo di Harry Potter, o se anche lo facessero sarebbero solo parole, viste poi le reazioni di risposta a questioni del genere.
Detto questo, ♥
♥ Anche a te!