In questo post torno a parlare del Giappone e della bellissima città di Osaka, città vicina a Kyoto ma totalmente diversa da essa. Se Kyoto infatti è rappresentante della parte più tradizionale del Giappone, Osaka è al contrario una metropoli frenetica e colorata, movimentatissima ma in un certo senso meno surreale di Tokyo e più vicina in un certo senso a centri come Milano.
Osaka infatti è piena di…pendolari! Se non ricordo male normalmente ad Osaka di giorno ci sono tre milioni di persone, ma alla sera se ne contano “solo” un milione: questo perché il flusso di persone che vi si sposta è enorme, dato che Osaka è una città piena di fabbriche e di edifici ed è uno dei poli economici del Giappone, dove si realizzano e producono specialmente prodotti altamente tecnologici e le ultime avanguardie del settore elettronico.
Ci tengo a sottolineare che la metropolitana di Osaka è una vera e propria città sotterranea, e non sto esagerando, è veramente enorme e per la prima volta ho visto agrodolce metà perdersi. Non riuscivamo a trovare l’uscita e prima di poter vedere la luce del sole ci abbiamo messo almeno mezz’ora, considerata anche la difficoltà e l’incapacità del personale dell’ufficio informazione riservato ai turisti di parlare inglese. Si è creato anche un siparietto abbastanza comico, perché ho chiesto aiuto ad un ragazzo allo sportello uguale a Hiro Nakamura di Heores e lui non avendo capito un’acca di quello che ho detto ha cominciato a ridere in modo isterico e ha chiesto aiuto ad una sua giovane collega. Lei di rimando ci ha guardato con gli occhioni vuoti e non riusciva a muoversi: per fortuna quella che doveva essere la superiore di entrambi, vedendo la loro evidente difficoltà, ha interrotto subito quello che stava facendo, li ha scansati sprezzante e ha potuto finalmente aiutarci dato che parlava bene inglese. La difficoltà principale è stata però come sempre nel “seguire” la pronuncia giapponese dell’inglese, che è alquanto bizzarra, ma siamo riusciti a capirci e alla fine la “capa” dell’ufficio informazioni ha lanciato un’occhiata ai due poveri ragazzi che voleva dire “appena questi due gaijin se ne vanno vi farò mangiare le vostre interiora”.
Altra cosa che non aiuta ad orientarsi nelle metropolitane in Giappone è il fatto che spesso le uscite si trovino direttamente “dentro” ai centri commerciali, creando un alienante effetto matrioska capace di farvi passare momenti un po’ ostici in cui perderete la speranza di vedere la superficie. Poi però fortunatamente passa…Più o meno.
Comunque, cosa vedere ad Osaka? Già passeggiare per la città è un’esperienza splendida, quando finisce la scuola si vedono passeggiare studenti vestiti come quelli dei manga, distinti professori con cartelle di pelle, vecchiette ottuagenarie che sistemano bancarelle, anziani in bicicletta, mamme con bambini piccoli che corrono in giro ridendo: tutto incredibilmente splendido. Osaka è enorme e piena di stabilimenti ma ci sono anche viuzze in cui si trovano templi shintoisti, ristorantini apparentemente spuzzi ma nella realtà favolosi (come quello in cui abbiamo mangiato gli Okonomiyaki e di cui ho parlato QUI), negozietti a conduzione familiare.
Tra le nostre tappe anche l’Osaka-Jo, un castello costruito per celebrare l’unificazione del Giappone nel 1583 ma poi raso al suolo nel 1868 e ricostruito nel 1931. Come potete vedere dalle foto, siamo stati veramente fortunati perché la giornata era veramente splendida, e il castello era circondato da un tripudio di colore. Di solito i periodi consigliati per visitarlo sono la primavera durante la fioritura dei sakura (ciliegi) e l’autunno, per via degli splendidi colori che hanno piante e foglie in questa stagione, ma non ci siamo per nulla potuti lamentare!
Però, se andate ad Osaka dovete assolutamente Dotonbori, un quartiere ultra-mondano con una galleria commerciale veramente sconfinata dove si trovano negozi e ristoranti di tutti i tipi. I negozi di abbigliamento il pomeriggio sono veramente fantastici, perché sono presi d’assalto da giovani vestiti nei modi più particolari possibili che si provano di tutto. Troverete infatti vestitini da maid vittoriana, parrucche, tute di latex con merletti, vestiti per il cosplay, lenti a contatto colorate e tutto quello che vi serve per trasformarvi in un cartone animato. Anche io ero tentata di prendere di tutto e di più ma poi sono tornata coi piedi per terra e ho realizzato che non sarei mai riuscita a far stare in valigia tutto quello che avrei voluto comprare e che effettivamente non mi serviva un costume da Chobits. Forse.
In ogni caso, la particolarità principale dei negozi di Dotombori è la continua gara a chi ce l’ha più grossa…L’insegna! Tutti i negozi e i ristoranti infatti per farsi notare mettono insegne gigantesche che sono delle vere e proprie sculture, spesso dotate di animazioni, suoni e illuminazioni: questo crea un’atmosfera divertente e chiassosa, uno scenario da cartone animato pieno di folle e di colori. Da Dotombori poi si arriva all’Hozen-Ji, un tempio alla fine di un piccolo viottolo costruito attorno alla statua di Fudo-myoo, che ha come peculiarità l’essere coperta di muschio. Perché? Perché la gente vi rende omaggio cospargendola di acqua, ecco perché è piena di soffice muschio verde.
Poi un’altra zona che merita assolutamente una visita è Amerika-Mura, che è un po’ la Camden Town di Osaka. Questa zona è ricca di negozi vintage e alternativi, mercatini dell’usato e negozi che stravolgono in un modo veramente originale la moda occidentale. Si chiama così perché dopo la seconda guerra mondiale in questa zona sono sorti tantissimi negozi che vendevano accessori americani, come ad esempio gli accendini Zippo. Passeggiarci è stato bellissimo, e anche a questo giro avrei voluto dilapidare il mio patrimonio (ahahah) in bambole Blythe vintage a edizione limitata, insegne con Astro-Boy da appendere in casa, statue a grandezza naturale di Betty Boop, ma ci siamo limitati a comprare del caffè freddo in lattina di Ken Shiro (tra l’altro a vederlo sembrava una schifezza immonda ma in realtà era buonissimo!).
La sera poi ci siamo concessi una parentesi romantica, andando all’Umeda Sky-Building a vedere il tramonto. Lo Sky Building è un’opera architettonica spettacolare, e si arriva in cima prendendo una scala mobile che sale per cinque piani racchiusa in una galleria vetrata “tubolare”, fantastica ma allo stesso tempo terribile per chi soffre di vertigini (cosa di cui ovviamente soffro perché come ben sapete sono una chiavica, ma ormai mi impongo di superare le mie paure per vivere al meglio queste esperienze e non lasciandomici frenare, e ne vale sempre la pena!). Le foto non rendono la vista, ma è stato veramente meraviglioso, da togliere il fiato.
La giornata si è conclusa in bellezza quando abbiamo chiesto informazioni ad un distinto signore sulla sessantina su come raggiungere la stazione. Questo signore, che parlava l’inglese benino, oltre ad essersi offerto di accompagnarci finché poteva ci ha raccontato di quanto amasse l’Italia e di aver visto Roma, Milano e Napoli. Quando poi ci siamo salutati, io e Fede abbiamo fatto un inchino e lui ci ha stretto la mano, mostrandoci come volesse rispettare e venire incontro alla nostra cultura. Sono piccole cose ma ci faccio caso e anche i giapponesi: l’educazione e il rispetto di questo popolo sono esemplari, alcune delle tante cose che me lo fa veramente amare.
Confesso che per quanto mi sia piaciuto TUTTO del Giappone, forse Osaka è la città che ho preferito. Le cronache Giapponesi stanno per volgere al termine, manca poco (nuooooo): la prossima cronaca potrà riguardare o Nara, la città popolata dai cervi, o Kamakura, la città a prova di Tsunami!